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Osaka - Conclusioni. Ero rimasto alla notte folle di Andrew Howe giovedì sera e ai festeggiamenti a Casa Italia che si sono protratti fino alle 3 del mattino.
Quando Howe è arrivato, dopo aver esaurito le incombenze di rito (antidoping e interviste varie) è stato accolto da un grande applauso. Dapprima, mentre il nostro medagliato mangiava qualcosa, è stato proiettato un lungo filmato che ripercorreva la sua attività atletica fin da quando era ragazzino. Poi è arrivata una grande torta che Howe ha tagliato, quindi si sono susseguiti i brindisi. Naturalmente c’erano la mamma e la ragazza di Andrew.
Io ho potuto dormire poche ore perché dovevo finire di preparare i bagagli. Alle nove di venerdì (ora locale) ho lasciato il mio hotel alla volta del Rihga, l’albergo degli azzurri, da cui ho preso la navetta alla volta dell’aeroporto di Kansai. Sul bus con me c’erano alcuni italiani che rientravano nonché atleti bulgari e rumeni che da Malpensa avrebbero proseguito per le loro destinazioni. Fra questi Chiara Rosa, di cui ho potuto apprezzare tutta la simpatia, con il suo allenatore e Koura Kaba Fantoni. Poiché sapevo che quella stessa mattina si sarebbero corse le batterie della 4x100, mi sono chiesto cosa ci facesse su quel volo. Una curiosità soddisfatta soltanto al ritiro bagagli alla Malpensa quando l’ho avvicinato e gli ho chiesto il perché di quel rientro. “Ho avuto problemi con il responsabile della velocità” mi ha risposto. L’esatta dimensione della questione l’avrei avuta però solo il giorno dopo alla lettura dei giornali. Era stato rispedito a casa per essere rientrato in albergo una mattina alle 5. Tra l’altro, visti i suoi risultati nel 2007 perché portarlo in Giappone?
All’aeroporto di Milano ho anche appreso che la nostra 4x100 era stata eliminata e che Wariner e la Felix avevano realizzato dei temponi sui 400 e sui 200.
Il resto dei Mondiali l’ho visto da casa, compresa la splendida medaglia d’argento di Antonietta Di Martino.
Ovvio che adesso si apra un dibattito sul bilancio degli azzurri.
A mio modesto parere, la spedizione azzurra a Osaka può essere considerata positiva soltanto se accompagnato da una profonda autocritica dei nostri vertici. Mi sembra che le prime considerazioni del presidente Arese vadano proprio in questa direzione. Dovrà però accettare le critiche (e farne tesoro) che arrivano da ogni parte, anche se pesanti e intempestive come quelle di Giovanni Evangelisti che, proprio nel momento in cui Howe vinceva l’argento, affermava che il reatino è frutto del caso e non di una programmazione. E come si può dargli torto se dietro di lui il miglior italiano vanta settanta centimetri in meno?
In buona sostanza: meglio la nostra atletica femminile di quella maschile perché ha presentato un numero di finaliste e di primati personali diffusi in tutti i settori; c’è fermento nel settore lanci femminile, forse grazie alla mano di Nicola Silvaggi che essenzialmente resta un buon allenatore dei lanci; atletica maschile totalmente da rifondare in tutte le specialità di corsa su pista: ostacoli, velocità (inesistente) e mezzofondo. Dare una scorsa alle graduatorie stagionali per credere!
E non ci consoli il fatto che siamo davanti a Francia e Spagna nel medagliere.
Insomma, c’è molto da lavorare.
autore: Riccardo Caldara