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Osaka 29 agosto. E’ la giornata di Andrew Howe. La tensione nel clan azzurro è palpabile. Alle gambe di questo giovanotto è legata la sorte dell’intera spedizione italiana. Con una sua medaglia nel carniere cambierebbe la chiave di lettura anche degli altri semplici finalisti. In tribuna il presidente Arese è tesissimo. Il primo salto di Howe è nullo ma lunghissimo e non c’è ragione di disperare, lui ci ha abituati a gestire le gare utilizzando anche l’ultimo salto. Infatti alla seconda prova è subito 8.17, due centimetri più del minimo richiesto. I dirigenti azzurri tirano un sospiro di sollievo. Non va così bene al favorito di questa gara, il panamense Saladino che con 8.13 si affida ai ripescaggi. Il migliore è il sudafricano Mokoene con 8.28, gli altri raccolti in un fazzoletto Beckford e Phillips 8.22, il tedesco Reif 8.19, poi il nostro Howe. Altri sette sono ripescati fino al 7.99 dell’americano Quinley. La finale domani sera.
Il fatto che molti atleti dei concorsi fatichino a realizzare di mattina le misure di qualificazione la dice lunga sulle condizioni di caldo e di umidità in cui si gareggia. I limiti sono stabiliti dalla IAAF sulla base delle statistiche delle singole specialità nel mondo e dovrebbero essere ragionevolmente abbordabili.
Anche nelle qualificazioni del giavellotto femminile (limite 61 metri) ci sono ben cinque ripescate, ma non la nostra Bani che risulta quattordicesima con 59.02, mentre sarebbe bastato un 60.08 per entrare nelle dodici.
Stamattina si sono svolte anche le batterie dei 110 hs, dei 200 e dei 1500 femminili: Non mi pare ci siano state grosse sorprese. Nel turno successivo si avrà un quadro più chiaro dei favoriti.
Ho dedicato l’ora di pranzo ad un po’ di shopping nel quartiere di Namba, molto colorato, molto affollato, ricco di sale giochi dove i giapponesi si stordiscono giocando al “pachino”, una via di mezzo tra il flipper e la slot-machine. Si gioca approvvigionandosi di centinaia di biglie d’acciaio. Il rumore all’interno delle sale è infernale C’è musica ad un volume altissimo a cui si aggiunge il frastuono di centinaia di macchinette. Affacciandosi a queste sale (ce ne sono di varie dimensioni e anche di livello estetico differente) si è colti da un acre odore di fumo perché non c’è nulla che si abbini meglio al gioco come il fumare. Naturalmente in Giappone non è sempre vietato fumare nei locali pubblici. Semmai è vietato per strada. Sembra un paradosso vero? In realtà è concesso solo se ti porti a casa la cicca oppure se fumi negli appositi corner attrezzati. Quando ci sono. Sì perché in Giappone non c’è nulla di così sorprendente della pulizia. Sta nei loro cromosomi. Alla sera sul pavimento dei vagoni della metropolitana dopo un’intera giornata che va su e giù, non trovi neppure un minuscolo pezzo di carta, né una goccia sfuggita da una lattina. Lindo, lustro, lucido. Non esagero. E così è nelle strade.
Già, la lattina. I distributori automatici di bevande in lattine e bottigliette, rigorosamente gelate, sono diffusissimi. Ce ne sono in ogni angolo di strada, anche nei cantoni più nascosti, e propongono le bibite più impensate: tè incredibili (ce n’è uno al “limone di Sicilia”), beveroni di caffelatte, bevande isotoniche. L’uso è semplice e intuitivo anche in mancanza di scritte in alcuna lingua occidentale. Prezzi bassissimi ovviamente, dell’ordine dei 120 yen (meno di 1 euro). Immagino che la mancata diffusione in Italia di tale elementare possibilità dipenda molto dai nostri Epat, Ascom e via dicendo, in buona sostanza dagli esercenti dei bar, ma forse la diffusione è anche inibita dal vandalismo imperante nel nostro paese.
Sera
Quarti di finale dei 200 femminili. Si aggiudica il primo la statunitense Sanya Richards con 22.31. Sulle pedane vanno gli atleti dell’alto e le atlete del disco per le loro finali e quelle del triplo per le eliminatorie. Per la nostra Magdelin Martinez, inserita nel gruppo B, si tratta di superare i 14.40. Quest’anno ha 14.57.
Urlano gli italiani dietro di me. E’ Martinez che ha superato la misura di ammissione alla finale: 14.62 al primo salto. Bel colpo. Mi ero perso il suo salto per una telefonata dall’Italia. Altro sospiro di sollievo dei nostri dirigenti e tecnici. Chiamo Marta a casa, mia figlia, e commento.
Il secondo quarto è di Allyson Felix 22.61. La terza è vinta dalla campionessa dei 100 Veronica Campbell con 22.55. L’ultimo quarto è appannaggio di Aleen Bailey in 22.60, davanti a LaShauntea Moore 22.71. Che nome questa ragazza americana. Sembra uscita da un romanzo di Lansdale. Leggete Lansdale? Ve lo consiglio. Joe R. Lansdale, texano, prolifico autore di romanzi. Pubblica da Einaudi e più recentemente da Fanucci. Storiacce trash, molto americane. Altri nomi di ragazze dei 200: Tahesia, Kay Khine, Tezzhan, Guzel, Cydonie (bellissimo!), Kadiatou, LaVerne. Vi invito a indovinarne le nazionalità.
Torniamo ai 200. Per il titolo sarà ancora lotta tra le giamaicane, Campbell favorita, e le americane. Non c’è altra storia.
Nel disco è al comando la tedesca Franka Dietsch con 66.61. Le altre, tre metri indietro. L’asticella nel salto in alto è a 2.26.
Partita la prima semifinale dei 5000 donne: l’entusiasmo del pubblico mi dice che c’è una giapponese in gara, Kayoko Fukushi. Ultimo giro, una russa nella morsa di quattro nere. Passano in cinque, è inutile che si scannino: le altre sono lontanissime. Vince la turca Abeylegesse in 15:06.26, seconda Cheruyot, poi Kibet, Bourika, Bufalova.
Nel disco la russa Pishchalnikova si porta al secondo posto con 65.14.
Andiamo con la seconda semifinale dei 5000 con la nostra Wassteiner, 15:14.11 di personale. Bisogna esprimersi almeno a quel livello. Vince l’etiope Defa in 15:10.13 e la nostra Silvia è sesta con un buon 15:15.74 , suo secondo tempo di sempre. Naturalmente si qualifica entrando tra le cinque ripescate. Undicesimo tempo tra tutte. Bravissima. Atletica femminile italiana assai meglio di quella maschile!
La gara del disco si è cristallizzata come già detto, terza è la cubana Barrios, 63.90. Festeggia la tedesca.
Siamo a 2.30 nell’alto. Passano la misura Thomas, Moya, Ioannou, Janku, Holm, Rybakov.
Si premia l’asta femminile: Isinbaeva, Badurova, Feofanova sul podio. Zarina dell’atletica, quando ci regalerai un nuovo record?
Dicevo prima delle bibite. Quello che lo status di Vip della “Family IAAF” consente di fare è prendere da bere a volontà nell’apposita area e di portarsi il bicchierone in postazione. Ci sono birre, bevande isotoniche, una tal Kirin che è una sorta di gin tonic molto gassato, il caffelatte ghiacciato, un tè amarissimo e impossibile da bere, un succo d’arancia, della semplice acqua però giapponese, CocaCola zero calorie. I continui beveraggi ti consentono di rimpiazzare i liquidi che si perdono con la sudorazione. Per completare il discorsi sui Vip, devo dire che ce ne sono di due tipi: 1 e 2. Io sono tra i Vip 2 che hanno diritto solo al bere, per i Vip 1 c’è una lounge rifornita di ogni bendiddio. Mi dicono però inferiore agli altri campionati.
Finale dei 100 hs. Chissà se vincerà Michelle Perry o Perdita Felicien, le campionesse delle 2 ultime edizioni. E’ misterioso il fatto come una che si chiama Perdita possa vincere qualcosa. Ecco un altro arrivo come quello dei 100, indecifrabile. Nessun’atleta esulta. Il tempo è 12.46 e la campionessa è Perry, seconda Perdita, tre centesimi di differenza. La gente fischia. Non è convinta. Vedremo il fotofinish. Comunque mi dispiace per lei, ma Perdita ha perso….
Emozioneeeeeeee! Mi sono fatto fare una foto con la grande Isinbaeva, con la medaglia al collo. Che stupido le ho parlato in inglese e non ho pensato che è russa. Comunque, anche da vicino è stupenda.
Premiazione del lungo. Lebedeva, Kolchanova, Kotova: c’est grande la Russie! Et moi aussi! Con la mia maglia marcia di sudore accanto alla regina dell’atletica che sembra uscita da una sfilata. Una foto da regalare ai nipotini!
Semifinali dei 400. Finalmente rivedo Wariner. Nella prima ha la meglio l’americano Taylor sullo svedese Wissman 44.45 e 44.56, record svedese.
La gara di alto si scalda. Cinque in gara a 2.35. Thomas alla prima, Ioannou e Rybakov alla seconda. Holm ultimo tentativo. Fallito. Restano tre e tutti sbagliano la prima prova a 2.37. Ioannou, Rybakov, Thomas, le medaglie sono queste, occorre vedere il colore.
Seconda semifinale dei 400: Wariner in settima corsia domina, letteralmente fermandosi prima del traguardo. Il suo tempo è 44.34. Ha quasi irriso gli avversari. Bene dietro a lui Chris Brown con 44.52.
Terza semifinale. Merritt, 44.31, davanti al francese Djhone 44.46 record nazionale, che ha la meglio sul canadese Christopher, 44.47.
Sarà una bella finale che purtroppo non potrò vedere perché venerdì ho il volo di ritorno. La mia avventura di Osaka 2007 sta per finire.
Alto: festeggia Thomas delle Bahamas. Tutti e tre hanno sbagliato 2.37 e restano appaiati a 2.35. Thomas accenna a un mezzo giro di pista ma la gente non se lo fila: peccato, questi giapu sono freddi. Rybakov è secondo, Ioannou (Cipro) è terzo.
Finale dei 400 donne. Sanders, Williams, Trotter. Vince la britannica Ohurougu, a sorpresa, con 49.61, primato personale. Dietro, Sanders e Williams, entrambe sotto i 50.
Seratona. Si è anche alzata una brezzolina, niente di esagerato però. La luna è tornata ad occhieggiare sul Nagai Stadium. I giapponesi lo pronunciano Nagaì.
Non c’è tregua. Finale dei 1500. Sarò fissato ma vedere tre spagnoli in finale (ci sono sempre!) mi fa girare le scatole: perché gli spagnoli sì e gli italiani no? Cos’hanno di diverso? Genetica? Non credo. Preparazione? Investimenti? Copiamoli. Fatto sta che Gallardo, Casado, Higuero sono lì, con fior di primati personali. Comunque i neri sono imbattibili: vince il keniano di maglia statunitense Bernard Lagat, era suo il pronostico, con 3:34.77 davanti al campione uscente (a Helsinki fece doppietta con gli 800) Rashid Ramzi. Terzo e quarto Korir e Kiprop, keniani. Settimo il primo spagnolo, Arturo Casado
Conclusione con le semifinali dei 200. Qui si scoprono le carte e i pronostici prendono indirizzi precisi. Bolt, Spearmon, Obikwelu, Martina nella prima. Gay, Gousis, Anderson, Williams nella seconda.
CocaCola, Epson, Mizuno, Tdk, Seiko, VTB, Toyota. Che cos’hanno in comune questi marchi? Sono gli sponsor principali della IAAF e almeno una volta ogni 30 minuti, nei momenti morti della manifestazione, una gentile voce giapponese lo ricorda e li ringrazia. E’ il contratto, baby!
Bolt, Spearmon, Martin, Martina, 20.03 20.05 20.18 20.20 sono i primi quattro qualificati alla finale dei 200. Per Churandy Martina è record nazionale delle Antille Olandesi. Fuori Obikwelu.
Tyson Gay è in quinta. Gara impeccabile la sua, chiusa in 20.00. Non so quanto si sia nascosto. Certo sarà una finale da favola: tre statunitensi contro tre giamaicani più un greco e un antillano. Sapete già per chi farò il tifo.
Buonanotte
autore: Riccardo Caldara