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Osaka 28 agosto. La mattina ha regalato il ritorno in pista dei velocisti. Senza sorprese la batterie dei 200 con tutti e tre gli americani che passano il turno. Il miglior tempo è del greco Gousis con 20.11 e tre degli otto ripescati sono in questa batteria. Curiosità: passano il turno anche due svizzeri, destinati però a non fare molta strada. Intanto ci sono. Mentre l’Italia è assente.
E’ ancora presto per fare pronostici, occorrerà attendere i quarti di finale della sera.
L’Italia invece ha prodotto un passaggio in finale per Clarissa Claretti. La martellista di Macerata ha dapprima fatto tremare lo staff azzurro con due nulli che hanno ricordato l’effetto Balassini, poi ha piazzato un 69.53 che le è valso il ripescaggio tra le 12 finaliste. E’ uscito invece Andrea Barberi alle prese con la batteria dei 400, ma se non altro ha realizzato il suo miglior risultato stagionale con 45.74. In questa gara invece il pronostico è secco: è per Wariner che in batteria ha passeggiato in 45.10.
Anche oggi ho ricavato qualche ora per un po’ di turismo, soprattutto rinunciando al pranzo a Casa Italia e al doveroso riposino pomeridiano. Doveroso perché la notte non dormo molto: finisco di scrivere e sistemare queste note che è l’una passata, alla sei mi sveglio, alle sette vado a correre, alle nove riparto per lo stadio. Dunque….
Dapprima ho visitato il castello che è le costruzione simbolo di Osaka. In realtà l’edificio, che definirei una sorta di “pagodone”, è stato raso al suolo con i bombardamenti del 1945, poi è stato ricostruito tale e quale. All’interno sette piani di esposizione per raccontare la storia di questo edificio militare che ha visto il suo fulgore tra il 1600 e il 1650. Al piano più alto c’è la terrazza da cui il panorama è davvero ineguagliabile: si staglia tutto lo skyline della città nipponica con gli innumerevoli grattacieli e qua e là qualche macchia verde.
La puntata successiva è l’Aquarium a Osakako, nella zona del porto. La visita vale la pena e l’acquario, preso d’assalto dai bambini mentre lo percorro rapidamente, è tra i migliori al mondo. Nei pressi c’è una gigantesca ruota panoramica, alta 112 metri, e non me la perdo di sicuro. Questa volta la vista è sul mare oltre che sulla città. Manco a dirlo le cabine sono condizionate e salirci è una mazzata. Ormai non mi faccio più fregare e indosso il pullover che mi porto sempre nello zainetto.
Concludo la parte turistica della giornata con una mangiata di kushi-age. Non è un piatto tipico, ma una modalità di mangiare il tempura, il famoso piatto giapponese. Il kushi-age è tipico di Osaka. Da un tavolo girevole ti servi di tanti spiedini con carne, gamberi, polpo, salmone, verdure di ogni tipo.
Ti servi dei tuoi intingoli preferiti e ti riempi due ciotole con gli occorrenti per preparare le impanature. Poi al tuo tavolo, al centro del quale è incastrato un contenitore quadrato in acciaio con l’olio che bolle, ti impani quello che vuoi e quando lo ritieni pronti lo immergi nelle varie salse che hai scelto. Attenzione però ad ustionarti la bocca. La curiosità è che quando ti accompagnano al tavolo ti posano un biglietto con l’ora di inizio. Da quel momento hai a disposizione 60 o 90 minuti per mangiare tutto, ma veramente tutto, quello che vuoi. Scaduto il tempo deve lasciare il tavolo. Tutto questo (abbiamo scelto la formula 60 minuti) per 990 yen, circa 7 euro!!!!
Sera
Subito due premiazioni una dietro l’altra: quella di Bekele per i 10.000 e quella della Campbell nei 100. Intanto si preparano le pedane per ospitare due importanti finali: asta femminile e disco maschile. Se è a senso unico l’asta con la formidabile Isinbaeva, il disco offrirà il duello tra il lituano Alekna, campione uscente, e l’estone Kanter.
Semifinali 100hs, da seguire le nordamericane e le giamaicane. 12,64 per la svedese Kallur nella prima, vanno in finale anche una canadese, una giamaicana e una statunitense. Nella seconda si presentano le campionesse di Helsinki ’05 Michelle Perry e di Parigi ’03 Perdita Felicien. Si rivede anche l’australiana McLellan. Vince la Perry in 12.55. Quando ho scritto che questo è il mondiale delle riconferme forse non mi sono sbagliato di molto. Si qualificano anche la canadese Felicien, la giamaicana Dixon e l‘altra statunitense Powell.
I discoboli sembrano poco in palla stasera, solo due hanno superato la fettuccia dei 65 metri. Nell’asta femminile ora la misura da superare è 4.50. La Isinbaeva è ancora tranquilla, le sue connazionali Feofanova e Golubchikova sono già in gara. Probabilmente la bella Yelena entrerà in gara quando le avversarie avranno già finito.
Il disco stenta a decollare, provvisoriamente in testa è l’olandese Smith con 65.98. Non faccio in tempo a scrivere questo che Kanter lancia a 68,94 tra l’ovazione del pubblico.
Tornano in pista i duecentisti per i quarti di finale. Il primo quarto è appannaggio di Rodney Martin che corre 20.26. Esce di scena lo sloveno Osovnikar, la sorpresa dei 100. L’ho osservato bene, in curva e in rettilineo, non è proprio un duecentista. Nel secondo c’è Spearmon e anche Churandy Martina. Il giamaicano Bolt fa un curvone e poi nel rettilineo smette di spingere: 20.13, dietro di lui si evidenzia Spearmon che corre in maniera un po’ originale ma molto efficace.
Nel disco situazione bloccata su Kanter che si appresta a succedere nell’albo d’oro dei campionati a Alekna, stasera solo quinto.
Vedere correre Gay è uno spettacolo, una curva magnifica e nel rettilineo bada a guardare gli altri, 20.06 per lui, 20.16 per il giamaicano Anderson. Passa anche Obikwelu che si era fatto squalificare sui 100.
Primo salto di Isinbaeva che entra in gara a 4.65. Dire che c’è una luce di 30 cm. tra lei e l’asticella è dire poco!
E’ quasi tutto bianco l’ultimo quarto di finale ma con tempi alti. Si impone l’irlandese Hession in 20.50 davanti a Gousis 20.51. Dunque facendo il punto e pur tenendo conto che ci sarà ancora il turno di semifinale, i miei favori vanno nell’ordine a Gay, Spearmon e Bolt con Anderson a fare da quarto incomodo. In tutte le prove di velocità è sempre lotta tra statunitensi e giamaicani. Vedremo.
Kanter è campione del mondo e festeggia con l’ultimo lancio (68.84) vicinissimo a quello che gli ha dato la vittoria. Il titolo del disco non si muove dai paesi baltici.
Isinbaeva, manco a dirlo, “passa” i 4.70 e si riserva misure superiori
Che il titolo dei 3000 siepi possa tornare nella sua nazione d’elezione, il Kenia? I titoli 2003 e 2005 sono stati appannaggio del qatariano Shaheen. I favori del pronostico vanno a Kemboi, viceprimatista stagionale alle spalle del connazionale Koech che non è stato portato ai mondiali dalla sua federazione.
Non mi ero accorto che sulla parte opposta dello stadio è iniziata la gara del lungo femminile. Bontà di un programma che stasera è veramente intenso!
Finale con tripletta keniana! Kipruto, Kemboi, Mateelong. Tempo alto 8:13 83. Pensate vent’anni fa giusti a Roma Francesco Panetta vinceva i mondiali in 8:08.57. Scusate la lacrimuccia nostalgica per un’atletica italiana che una volta contava molto di più. I tre keniani fanno il giro d’onore avvolti dalla loro bandiera tra gli applausi (mai esagerati) del pubblico.
Beh, se devo dare la stura ai rimpianti nel lungo ci manca una certa Fiona May (titoli nel 1995 e 2001). Per ora comanda la gara la portoghese Gomes con 6.87 sulla russa Kolchanova, 6.84.
La campionessa uscente, Tianna Madison, al momento è solo settima. In ombra anche la Kotova. Se qualcuno ricorda la brasiliana Maggi per la sua avvenenza, beh è in gara oggi, 6.64 per ora. Finirà sesta con 6.80.
Si risveglia la Lebedeva e mette una seria ipoteca al titolo con 7.03.
Ogni tanto si leva un boato dal pubblico: è qualche ragazza di belle speranze che spera di insidiare sua maestà Yelena. La gara è piacevole c’è anche qualche primato personale.
L’eterna Mutola per gli 800? Sarebbe una bella storia da raccontare. Trentacinque anni, un grande passato. Ma ci sono le russe e la marocchina Bendasi. Tuttavia è la keniana Jepkosgei che si distanzia. Maria de Lourdes reagisce, ma agli ottanta finali si butta fuori pista: esce in barella. Il titolo è della keniana con il miglior tempo mondiale della stagione: 1:56.04. Argento alla marocchina Benhassi, bronzo con primato personale alla spagnola Martinez. Per la cronaca la Jepkosgei vive e si allena tra Bergamo e Brescia ed è fidanzata con un italiano: cosa aspetta la federazione a farla sposare?
Non ho ancora detto che stasera guardo le gare, le commento e scrivo a fianco di Anna Riccardi, esponente di spicco della federazione e da pochi giorni membro del council Iaaf. Dopo le gare approfitterò di un passaggio sull’auto che ha in dotazione dalla federazione mondiale.
Primato personale per la polacca Pyrek nell’asta. Siamo a 4.75. Tocca a Isinbaeva a 4.80. Che succede, sbaglia il primo tentativo? Sono ancora in gara anche Feofanova, la francese Boslak e la ceca Badurova. In pedana Isinbaeva, begli occhi sgranati, bocca che chissà cosa dice. Fatto, 4.80 è fatto!
Tre semifinali dei 400hs femminili prima della finalona maschile. L’atletica a questi livelli è come una droga: più la guardi, più ne vorresti. E’ un pezzo di ragazza australiano, Jana Rawlinson, 25 anni, ad imporsi in 53.57.
Ancora Pyrek nell’asta, le altre tutte uscite. Esce anche lei. Isinbaeva è di nuovo campionessa del mondo ma senza stimoli. Dovrà misurarsi con se stessa. Stasera ha fatto tre soli salti: 4,65 e 4,80 tentato due volte. Ora prova 5,02. A Helsinki aveva fatto il record del mondo con 5,01.
Seconda semifinale dei 400hs una russa, la campionessa uscente Pechenkina, e una cinese passano il turno, 53.82 e 54.00.
Yelena in pedana. Silenzio. Non ci prova neppure. Vincere con 4.80 sarebbe un po’ poco.
Ultima semifinale dei 400hs. 53.87 per la bionda polacca Jesien. Seconda la giamaicana Wilson.
Secondo tentativo. Il pubblico cadenza il ritmo, non so quanto questa pratica sia gradita. Sì gradisce, lo chiede lei stessa. Comunque questa volta è più vicina al successo.
Resta un tentativo a Isinbaeva. C’è aspettativa. Niente da fare, si esibisce in una capovolta sui tappeti per ringraziare il pubblico.
Finisce anche il lungo con una sorpresa la tripletta russa: Lebedeva, Kolchanova, Kotova. Si dispera la povera portoghese Naide Gomes che si era ormai illusa di conquistare il bronzo.
Non resta che la finale dei 400hs maschili. Sanchez fa di tutto per riappropriarsi del titolo che era suo nel 2001 e nel 2003, ma Clement è troppo forte e scende ben al di sotto dei 48 secondi. Per lui un tempone 47.61, per Sanchez 48.01. La sorpresa è il polacco Plawgo, terzo con il record nazionale a 48.12.
La serata non è finita. Rientro in albergo e mi trovo alle prese con la serata valdostana a Casa Italia. Mi sento un po’ a casa: mocetta, polenta e carbonada, tegole, vini della Vallée. Senza voler essere campanilista, diciamo che la Val d’Aosta ha portato a Casa Italia una ventata di buona cucina. Peccato che la serata sia già al termine: il tempo di qualche foto. Per la Regione si è scomodato l’assessore al turismo Pastoret.
A domani
autore: Riccardo Caldara