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Osaka 27 agosto. Stamattina ho ancora negli occhi la finale dei 100 di ieri sera. Anche perché non senti parlare d’altro. Ormai il leit-motiv è il seguente: “Asafa Powell è un perdente, semmai buono per i record” oppure “I giamaicani sono belli ma perdenti, come la Ottey in tutta la sua carriera”. Ora mi dispiace un po’ per Asafa ma l’atletica è questa, fatta di vincenti e di perdenti.
Frattanto Tyson, bello carico, stando alle dichiarazioni sui giornali, oggi si concede una giornata di massaggi, prima di affrontare domani le batterie dei 200.
Nell’entourage azzurro si parla anche della condotta sconsiderata di ieri di Brugnetti e dell’altro ieri di Bourifa, che ha prodotto la squalifica del primo e il ritiro dell’altro. Sempre in casa azzurra ci si crogiola con il quinto posto di Rubino nella marcia di ieri e non trapela ancora nervosismo per essere a quota zero nel medagliere. Anche le due eliminazioni di stamattina di Nicola Ciotti e di Bettinelli nel salto in alto erano messe nel preventivo. Entrambi impeccabili fino a 2.26, poi hanno trovato lo scoglio del 2.29 che sarebbe valsa la qualifica.
Di fronte al 2,29 si è fermato anche il finlandese Oskari Frosen che a Donnas il 15 luglio scorso aveva saltato 2.28, dando lustro al nostro meeting.
Stasera si spera in qualcosa dalle semifinali di Obrist (1500) e della Reina (400).
Mi sono ritagliato un paio d’ore per fare del
turismo. Con Franco Arese sono andato nella via delle “big brands-name shop” a
visitare alcune show-room di articoli sportivi e di abbigliamento (Adidas, Nike,
Lacoste ecc.). Per lui, boss europeo dell’Asics, era un interesse di lavoro.
Soprattutto abbiamo visitato un megastore multimarca di dieci piani: prezzi non
concorrenziali rispetto ai nostri. Poi mi sono concesso una passeggiata nel
quartiere di Namba, quello in cui l’anima, antica o moderna, è autenticamente
giapponese.
Le donne giapponesi si difendono dal caldo tenendo aperto un parasole, anche quelle che vanno in bici e pericolosamente zigzagano sui marciapiedi tra i pedoni. Gli uomini più prosaicamente portano un asciugamano intorno al collo, anche i manager, gli yuppies, i giovani. E non si preoccupano di detergersi davanti a tutti.
Sera
Due premiazioni di seguito: Carolina e Tyson. Esserci, che emozione. Bei momenti. Tyson Gay, più che un sorriso è un digrignare i denti il suo, durante la cerimonia. A cosa pensa un campione di questo calibro in quel momento? Per lui, sono sicuro, c’è un pensierino ai 200 che iniziano domattina. Vincesse anche questi, entrerebbe nella storia. Anche se già il 100 di ieri sera sono sicuro resterà nella memoria di molti.
Stasera ho una postazione molto a ridosso del campo, più o meno al
centro del rettilineo d’arrivo. La luna occhieggia splendida nella notte
d’agosto sul catino del Nagai, 50.000 spettatori. Un impianto bellissimo.
Accanto c’è lo stadiolo del riscaldamento, 10 mila spettatori e poi c’è ancora
un altro impianto adiacente. Per arrivare al Nagai dal mio albergo, che è poi
nella zona della stazione centrale di Umeda (centri commerciali, grattacieli)
occorre prendere la linea blu e poi la rossa della metropolitana. Solo le linee
municipali sono 9 e tagliano a fette tutta Osaka (2 milioni e 600 mila bitanti).
Poi ci sono le reti private, ad esempio la JR line che fa una sorta di “loop
line” attorno al centro della città. Poi quelle integrate con le ferrovie
veloci, le famose Shinkansen, 350 km/h, che collegano Osaka da un lato con Kobe
e dall’altro con Kyoto.
Kobe, oltre ad essere il porto principale del Giappone, è anche famosa per il bue "massaggiato" con cura che dà origine alla “bistecca di Kobe”. Il massaggio consente alla carne di assorbire bene il grasso. All’aspetto si presenta ricca di un reticolo di venature bianche per cui non la compreresti. Pare che però sia eccezionale ed in effetti una bistecca può costare centinaia di euro.
Sulle carrozze della metropolitana l’aria condizionata è sparata a raffica. Passando dai 35-40° della strada, la sensazione che si prova è di fastidio, non di sollievo. Meglio portarsi una maglia per proteggersi ed evitare problemi alla schiena, alla pancia, alla gola. I giapponesi invece, neanche una piega. Vecchi, adulti e bambini stanno tranquillamente sotto queste stilettate di aria fredda.
Riprende la finale del martello dopo che un lancio malandrino ha
costretto gli addetti ad intervenire con ago e filo (si fa per dire) per
riparare la rete che si è strappata.
Parte anche il programma di corse con le due semifinali dei 100 femminili. Nella prima Sturrup, Edwards, Stewart, la cicciottosa australiana McLellan. Vince la Edwards con 11.02. Seguono Williams e Stewart e la nigeriana Osavomi. Sturrup, ormai trentaseienne, è solo sesta.
Nella seconda Arron, Campbell, Polyakova, Lewis. Risultato Campbell 10.99, Arron, Gevaert. La Giamaica è sempre terra di talenti nella velocità.
Sorpresa nel martello, lo sloveno Kozmus si porta in testa con un lancio a 82,12.
Parte la finale dei 3000 siepi femminili, orfana della nostra Romagnolo. La maggioranza della atlete è di pelle bianca. La specialità è ancora giovane, questa è la seconda volta che si corre ai mondiali. Il primato mondiale è della Samitova-Galkina che sta conducendo la gara. Ora è il turno della connazionale Volkova che passa in testa ai 2000. La Volkova alza le braccia già ai cento finali. Niente primato mondiale, neppure in una specialità fresca come questa. La Samitova finisce nelle retrovie.
Inizia la finale del triplo maschile ma è sulla pedana opposta al rettilineo d’arrivo.
Prima semifinale dei 1500 con Mehdi Baala, il diciottenne Kiprop, lo spagnolo Higuero. Fattaccio ai cinquanta finali con spinte e cadute. Sicuramente ci saranno ricorsi. Lagat intanto dovrebbe essere sicuro della qualificazione. Per gli altri attendiamo.
Seconda semifinale con il campione uscente Rachid Ramzi, a Helsinki vincitore di 800 e 1500. C’è anche il nostro Obrist. Poi gli spagnoli Casado e Gallardo, campione indoor, e il giapponese Kobayashi. Christian butta via la gara, velleitario ai 700 finali ma girando sempre in seconda e in terza corsia quindi con un forte spreco di energie, ai 200 finali è chiaramente fuori, anche da un possibile ripescaggio. Infatti l’ultimo qualificato è Korir, settimo in questa semifinale. Per Obrist 3:53. E’ ancora Italietta. Favorito rimane Ramzi: potrebbe essere il mondiale delle conferme.
Si sveglia la gara di martello, il bielorusso Tsikhan passa in testa con la miglior misura mondiale stagionale, 83.63. Kozmus risponde e sale a 82,29. Ma è il bielorusso il nuovo campione mondiale. Anzi, non nuovo, lo è per la terza volta consecutiva!
Intanto nel triplo comanda il portoghese Evora con 17.41, ma il campione uscente Davis è in agguato.
Ultima possibilità per l’Italia di farsi onore. E’ di scena Daniela Reina nelle semifinali dei 400. Se ne corrono tre. Obiettivo almeno il primato stagionale, stabilito ieri con 52.02. Nella prima 49.66 della giamaicana Williams, ma mi è piaciuta anche la Guevara rinvenuta bene nel finale. Infatti nella prova vinta dalla Sanders, Reina corre lontana dalle prima ma in 51.99. I tecnici azzurri apprezzano.
Ancora Evora migliora con 17.74 il record portoghese e pone una grossa ipoteca sul titolo del triplo.
Poi si inserisce il brasiliano Gregorio con 17.59. Davis terzo.
E’ partita la finale dei 10.000. Sono lontani i tempi di Cova, Antibo,
Mei. Anche in questa gara l’Italia non esiste. In testa, manco a dirlo, keniani,
etiopi, ugandesi. Avete notato che sono scomparsi anche i maghrebini? Un solo
marocchino in gara. Che si prospetti un’altra vittoria di Kenenisa Bekele? Anche
per lui sarebbe la terza volta dopo Parigi 2003 e Helsinki 2005.
E infatti è così. Che campione! Avete seguito da casa? Un 10.000 da sogno.
Indimenticabile anche questa gara: 27:05.88. Tanti doppiati.
Siamo alla finale dei 100 femminili. Campionessa uscente Lauryn Williams in
quarta corsia, in quinta la Arron, in sesta Campbell. Stiamo su questa ipotesi?
Da tenere d’occhio anche la Gevaert in terza. E poi succede l’incredibile: un
fotofinish come non accadeva da un pezzo, la classifica più volte rifatta, la
tribuna che rumoreggia e un verdetto destinato a fare ancora discutere. Cinque
atlete in quattro centesimi. La Campbell dapprima data terza è prima, la Edwards
dapprima data seconda è quarta e così. La Arron che dava l’impressione di
rimontare cede negli ultimi dieci metri ed è sesta. Il sito della IAAF rende
pubblico il fotofinish e ciascuno può controllare: a me quella definitiva pare
la graduatoria corretta. Evidentemente avevano sbagliato i giudici nella fretta
di proclamare una vincitrice.
A domani. Per l'Italia ci saranno i soli Clarissa Claretti (martello) e Andrea Barberi (400) alle prese con le qualificazioni.
autore: Riccardo Caldara