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Lunedì 8 agosto. Adesso piove. Di quella pioggia sottile e continua che cade da un cielo grigio compatto che non lascia intravedere miglioramenti. Devo rassegnarmi ad una giornata così? Fortuna che sono andato a correre presto e non pioveva ancora. Freschino, però! Qui capisci perché la Finlandia è la patria del mezzofondo. O meglio lo è stata prima dell'avvento degli africani. Non c'è luogo da cui tu non possa infilare in un parco o un lungocanale o lungomare, un percorso diviso a metà tra le bici e i pedoni. E qui corrono (o vanno in bici) praticamente tutti. Sono uscito baldanzoso alle 7 (le 6 in Italia) e ho preso il primo viale a destra dell'albergo. Ieri avevo impiegato la giornata per girare a piedi complice il sole che continuamente faceva capolino tra quelle enormi nuvole bianche tipiche del nord, quei cumuli bassi che ti sembra di poter toccare. Qui giri benissimo a piedi e in 15-30 minuti raggiungi ogni destinazione. Sarà perché Helsinki ha solo mezzo milione di abitanti (5 milioni l'intera Finlandia su una superficie di poco superiore all'Italia). Bene, come mio solito, mi basta essere solo, con una pianta della città in mano, un po' di concentrazione e non mi ferma più nessuno. Dopo mezza giornata mi sembra di orientarmi a Helsinki come se ci fossi nato.
Dicevo della corsa. Mentre uscivo dall'albergo ho visto transitare una biondina che correva di buona lena. "Ora l'agguanto" mi son detto. Dopo qualche centinaio di metri il distacco aumentava e ho dovuto mollare, avevo la lingua di fuori e stavo per andare in asfissia. Questo per dire che non bisogna mai sottovalutare l'avversario (né sopravvalutare se stessi!). "Sarà stata un'atleta" mi sono giustificato. Il mio giro è proseguito lungo il lago nei pressi dello stadio, nel parco accanto ai grandi alberghi con ritorno lungo il viale che costeggia la stazione. 45 minuti di sana attività fisica. Adesso che ci penso ho dimenticato lo stretching. Sarà per domani. Perché qui ci sono i presupposti per una sana vacanza e cura di me stesso. Quindi corsa e sauna tutti i giorni, cura del fegato (nel senso che non voglio prendermi incazzature), qualche divagazione gastronomica finlandese (aringhe e salmone, renna coi mirtilli?), vivere un po' l'elettrizzante atmosfera del mondiale (niente di meglio che in
Finlandia dove l'atletica è un'autentica religione) al di là di quelle 4-5 incombenze lavorative (incontri, inaugurazioni, conferenze stampa) per le quali non dimentico di essere venuto qui.
Arrivando ieri dall'aeroporto intorno alle 13 (a proposito, che bello quello di Monaco dove ho fatto scalo: lindo, lucido, efficiente, silenzioso che non ti riesce di parlare se non sottovoce) giusto con il sole che giocava a nascondino tra le nuvole, mi pareva di arrivare in una città disabitata. Questa sensazione è però svanita uscendo dall' hotel e avviandomi alla stazione. Come in molte città del mondo i giovani si danno appuntamento vicino alla stazione: e allora uno sfolgorio di piercing, tatuaggi, creste colorate mi ha accolto. Niente di nuovo, insomma. Mi hanno maggiormente impressionato i molti barboni (o presunti tali) che stazionano nei giardini. Proprio
come in certi film di Kaurismaki. E' incredibile come l'idea che ti fai di una città è quella filtrata dai molti film che hai visto.
Di fianco alla stazione, nel piazzale di destra, è stata allestita una tenso-struttura che ospita CasaItalia. Il risultato è un po' triste: ci sono gli stand di comuni o province come Chieti, Rieti, il Molise, l'ICE, due stand che promuovono altrettante maratone. In tanta tristezza spicca il colorato allestimento di Torino Città, ricco di video, depliant, gadget. Il luogo un po' defilato e lontano dallo stadio, dai quartier generali degli addetti ai lavori, fa sì che sia frequentato solo da qualche viaggiatore di passaggio. Altrimenti la gente ce la devi portare organizzando cose stuzzicanti. Ieri ad esempio un pasta(fredda) party alle ore 16. Un po' di gente è venuta. Ma la vera Casaitalia (quella dove se magna) è allestita al Crowne Plaza. L'intero primo piano dell' hotel, con tanto di salone delle feste è il quartier generale dell'atletica italiana. Ogni sera alle 22, al termine delle gare, c'è una cena a tema (ieri sera laziale, però con vini emiliani e toscani, chissà perché) che da stasera cercherò di rifuggire.
La mostra su Torino 2006 (ha già girato mezzo mondo) è allestita al Wintergarten accanto allo Stadio. E' all'interno di un roseto e accanto ad una serra con bellissime piante tropicali (alcune di specie rare, pare). Però è un posto ancora più defilato. Proprio lo devi andare a cercare. Ieri c'è stata un’ anteprima per la stampa finnica, oggi alle 12 si inaugura ufficialmente con Castellani, ambasciatore, autorità varie.
Ah, le gare. Stendiamo un pietoso velo sulla spedizione italiana, per il momento. Certo che se questo è il nuovo corso.....'aridatece Gola. Naturalmente mi hanno impressionato la Kluft, Gatlin e quel gigante di Virgiljus Alekna. Certo ci vogliono due attributi così per tirare fuori una misura simile all'ultimo lancio!
Toh, spiove! Chissà mai che non riesca a fare un salto al Museo d'arte contemporanea. Pare sia bello, d'altra parte Finlandia è anche sinonimo di design e architettura.
Martedì 9 agosto. Oggi per gli standard finlandesi è una splendida giornata. Il sole è tiepido ma tanto basta per far affollare dagli abitanti tutti i caffè all'aperto. La giornata è comunque ventosa e qualche nuvola gira, ma la temperatura resta intorno ai 22 gradi. Non come ieri che è stata una giornata tremenda con l'acqua che veniva giù a catinelle. Ad un certo punto durante l'inaugurazione della mostra su Torino 2006 hanno cominciato ad allagarsi i padiglioni e si è temuto che anche il tendone della tenso-struttura che ospitava il buffet stesse per crollare tanta era la violenza dell'acqua. Più o meno tutta la giornata è trascorsa sotto l'acqua. Ha cessato di piovere solo alle 18.45, quando sono iniziate le gare, per riprendere alle 21.15 poco prima della finale dei 100 metri femminili.
Stadio sempre pieno naturalmente. Clima infuocato se in pista ci sono atleti finlandesi, ma grande entusiasmo anche per gli svedesi, come nel corso della gara di alto femminile. Le prove multiple qui sono una religione e il pubblico dispensa incoraggiamenti e applausi a tutti. Non parliamo poi della gara di giavellotto, chissà perché tradizionalmente appannaggio dei paesi nordici, Finlandia in particolare.
Questa volta non ho un pass vip. Anzi, non ho neppure un pass. E sono contento così. Usufruisco di biglietti singoli che sono quelli che la federazione ha comprato per le aziende (nel nostro caso il Comune) che sponsorizzano Casa Italia. La corsa al pass è davvero comica. Tutti vogliono un pass di livello superiore agli altri. C’è il pass per la famiglia IAAF, quello per i vip, quello che dà accesso all’area sponsor e via discorrendo. Come accade a Torino per la ZTL automobilistica dove il pass più che una necessità è diventato uno status symbol. "Il mio pass è più “upgradato” del tuo, tiè!"
Dicevo di ieri. Con il mio bravo biglietto (149 euro per un posto nei distinti, al coperto sì, nel rettilineo opposto più o meno all'altezza della partenza dei 1500, buono se mai per vedere discretamente il salto in alto) mi sono messo in coda come i comuni mortali. Ho fatto 45 minuti di paziente attesa sotto la pioggia per passare i controlli (tipo aeroporto) e accedere allo stadio. Nessuno brontola, nessuno protesta né alza la voce né tenta di fare il furbo passando davanti ad altri. Già mi immagino in Italia.....
Mentre scrivo queste note sono allo stadio (più o meno nello stesso punto di ieri) circondato da bambini che si ingozzano di popcorn e cocacola o si sollazzano con megagelati. La differenza rispetto a ieri è che sta diluviando e le gare sono state sospese. Inoltre piove di stravento........ e ci si bagna anche sotto la tribuna.
Lo spiritosone di turno alla colonna sonora dello stadio ha messo una vecchia canzone dei Creedence Clearwater Revival credo, se non ricordo male, "Who stopped the rain" a cui seguono altri brani che evocano la pioggia. "It's rainin' again" dei Supertramp, ad esempio.
Gare sospese ma l'atmosfera è divertente. Eh, sì l'atletica è sempre una bella festa.
Le gare. Entusiasmante ieri il duello nell'alto femminile. Splendide le due svedesi Bergqvist e Green (da innamorarsi di questa biondina ventunenne!), ottima l'americana Howard. Noto che le saltatrici in alto sono degli autentici fenicotteri. Ma dove sono le fenicottere rosa italiane? Si sono date ad altri sport o sono tutte nello stagno di Cabras? Le notazioni tecniche non si fermano qui. C'è da sottolineare la pochezza (al momento) della spedizione italiana. Ieri nessun italiano in gara, mentre ad esempio la Spagna mandava tre atleti in finale nei 1500. Ma perché un bielorusso lancia il martello più lontano di un italiano? E che ci azzeccano le giamaicane con i 3000 siepi? Dove sono finite le gare della tradizione italiana? Non dico di essere competitivi sui 100 dove dominano gli americani o sui 10000 sempre più africani, ma almeno nei concorsi, nei 400 hs!
Ora le speranze di medaglia restano riposte in due gare ad alto rischio: l'asta con Gibilisco e la maratona con Baldini. Con l'aggravante del maltempo. Il nubifragio di stasera inoltre ha terremotato il programma. Molte prove saranno recuperate nei prossimi giorni. L’asta femminile addirittura a venerdì pomeriggio, quando sarò già partito. Pazienza, mi perderò quel fenomeno della Isimbayeva!
Elisa. Qui il gestore della telefonia mobile, almeno quello che di default si è impossessato dell'anima del mio telefonino, si chiama Elisa. Sì, proprio Elisa. Come se in Italia Wind si chiamasse Francesca e Vodafone Annamaria. Ora sul display del mio Nokia compare fissa la scritta "Elisa". Non so neppure se è un acronimo oppure il riferimento è ad una persona reale, che so una testimonial della compagnia telefonica. La cosa mi turba alquanto. Con nessuna donna di nome Elisa sono o sono stato in rapporti tali da scrivere e tenere fisso il suo nome sul mio cellulare.
CasaItalia "magna magna". Il progetto CasaItalia gestito direttamente dalla Federazione all' hotel Crowne Plaza fornisce pasti a getto continuo a tutta la spedizione italiota: atleti, dirigenti, giornalisti, tecnici, imbucati e invitati di ogni genere. Come dicevo ieri, ogni sera dopo le gare c’è una cena a tema proposta da uno degli enti sponsor: domenica il Lazio, ieri la Campania, stasera il comune di Rimini, presente il sindaco Ravaioli. Noi di Torino, nonostante le forti pressioni della Fidal, abbiamo rinunciato. La cena avrebbe comportato costi aggiuntivi, tanto lavoro in più per dare da mangiare ai soliti noti, senza fornire alcun valore aggiunto alla presenza della Città già prevista. Tutte le sere non manca mai l'ambasciatore italiano a Helsinki (Ugo de Mohr, quello chiamato a rapporto due mesi fa dal governo finlandese dopo le dichiarazioni pecorecce di Berlusconi sulla presidentessa finnica) tra l'altro ex-atleta degli anni cinquanta. Con lui i funzionarietti dell'ambasciata. Ho modo di notare come i giovani virgulti della nuova generazione diplomatico-berlusconiana siano fatti con lo stampino. Con un giornalista, malalingua come me, abbiamo puntato un giovane tanto elegante quanto inespressivo, sempre presente a queste cene. "Ha la faccia da Toroc" ha detto lui, fuorviato dalla cravatta con 'glizeneve' che indossava. "Se tanto mi dà tanto" ho detto io "deve essere un diplomatico come ne ho già visti alle ambasciate di Mosca e di Tokyo". Avevo visto giusto.
Stasera mi hanno chiamato da Torino. "Fate smettere Bellino di parlare in tv" hanno detto. Che ci posso fare io? Si è infilato anche alla Rai e fa dei commenti alle gare di una banalità sconcertante, da fare cambiare canale qualunque appassionato. Dei 2 amici che mi hanno telefonato da Torino (2 telefonate distinte nel giro di pochi minuti!) infatti uno segue ora i Mondiali su Eurosport, l'altro continua con la Rai. Ma per ridere.
P.S. A scrivere al volo queste note mi aiuta il mio prezioso Nokia Communicator. Chiedo venia per qualche errore di battitura.
Giobia 11 agosto, mattino. Tifo Gay. Il nuovo che avanza. 23 anni e classe da vendere. Lo osservo tutte le mattine fare colazione nel mio albergo, l'Hilton Strand. Con lui una signora e due bambini, non credo sia la moglie, magari una sorella o una manager. Tyson Gay dall'inizio della settimana ha lasciato il villaggio atleti e si è trasferito qui con Wallace Spearmon (21 anni). Gli sono andate di traverso le "pratiche" di iniziazione dei senatori della squadra USA. In pratica, il nonnismo c'è anche nell'atletica americana. Gay e Spearmon non hanno accettato. Spiega John Capel (27 anni) altro finalista dei 200 stasera con Justin Gatlin (23 anni come Gay) già vincitore dei 100, tutti insieme hanno i migliori 4 tempi e la finale si prospetta incerta per l’ordine d’arrivo ma tutta di marca statunitense: "The older guys pick on the little guys. The same thing goes on in every other sport" (da International Herald Tribune di oggi). Per questa sua piccola ribellione Tyson Gay mi è diventato ancora più simpatico. Ha atteggiamenti un po' sopra le righe. Un po' serio e un po' spaccone. L'altra mattina facendo colazione ha piantato due sonori e disinvolti rutti in mezzo alla sala. Credo che tenga molto a vincere il titolo dei 200 e a dimostrare qualcosa. Ieri in semifinale è stato proprio bello, una splendida curva, 20"27 con 'sta pioggia e 'sto freddo! Il fisico è sottile. Un po' mi ricorda John Drummond, quello della sceneggiata ad Atene lo scorso anno cacciato per la falsa partenza sui 100. Stamattina Gay si toccava insistentemente la coscia destra. Speriamo bene. Il mio amico Massimo Sereno (sarebbe ancora un grande allenatore in questo mondo di "nani"), con il quale ogni sera commento telefonicamente in diretta le gare, scherzava quando gli parlavo di Tyson Gay: "Ma che, Mike Tyson è diventato gay?". Scherzi a parte ci piace questa nuova generazione di atleti americani "puliti" o così pare. I tecnici hanno saputo fare un lavoro di ricambio eccezionale. Prendiamo Tianna Madison (20 anni) che ieri ha vinto il lungo migliorando il personale sotto una pioggia infame. E' una ragazzina minuta, elastica, veloce ed esplosiva, ma lontana da quegli stereotipi di masse muscolari a cui l'atletica yankee ci aveva abituati. Grandi USA, almeno nell'atletica. E non è finita qui.
Madison ha distrutto la russa Kotova. La francese Eunice Barber ha preso il bronzo. Applausi e tenerezza per l'indiana Anju Bobby George (quinta), non so se per il cognome improbabile o per l'aspetto da ragazzina. Nel lungo ho malinconicamente rivisto dopo anni l'ungherese Tunde Vaszi, in passato una delle mie atlete preferite, non certo per le qualità tecniche. Gli anni passano (sono 33 ormai) e il suo fondoschiena non è più da copertina come una volta. Che tristezza!
Ancora sulle gare. Altro nome bellissimo è Tonique Williams-Darling (Bahamas). Mi ricorda l’acqua tonica, ma anche una muscolatura tonica. E difatti ha vinto i 400 dove si è persa la favorita Ana Guevara. La messicana ha fatto una prima parte di gara scriteriata per lentezza e a nulla è servita la rimonta finale se non ad agguantare il terzo posto.
Delusione Finlandia nel giavellotto. Tutto lo stadio a tifare per te, caro Pitkamaki, e tu non sei stato in grado di prenderti neanche il bronzo. Te la sei fatta sotto. Questo ragazzone aveva la miglior prestazione dell'anno e la sesta di tutti i tempi. Significativo ricordare l'equazione "giavellotto=paesi del nord". Tra i 12 finalisti c'erano un cubano e un tedesco. Poi due finnici, un norvegese (secondo), due russi (terzo), un estone (primo), due lettoni, un lituano, un canadese.
Che dire del decathlon? Laurea campione Brian Clay, 25enne americano dai tratti orientali (è mezzo giapponese). Il bello è la festa finale dei 1500, l'ultima prova delle 10. Il pubblico caldo ed entusiasta incita tutti. Standing ovation al giro d’onore per tutti quanti..
La finale dei 1500 (ricordo tre spagnoli in gara anche se non da medaglia e nessun italiano neppure nelle qualificazioni) era aperta a tutte le soluzioni. Ha vinto Rashid Ramzi ma la gara non è stata entusiasmante.
Nelle batterie dei 5000 f si è rivista Tirunesh Dibaba, ventenne etiope che ha già vinto i 10000 e dovrebbe vincere anche questa gara. Per una medaglia in chiave europea punto Joanna Pavey, diafana britannica di 32 anni. L' ho seguita bene in gara. E' stata nelle retrovie, una prova attenta la sua, ricuciva subito con il gruppo di testa se qualcuna davanti a lei si staccava. Ha preso l'iniziativa a due giri dalla fine ma credo che abbia risparmiato energie per la finale. Tra l'altro ha concluso solo 10 secondi sopra il suo personale.
E gli italiani? Pietoso velo per Andrew Howe, uscito mestamente nel quarto di finale dei 200. Avrebbe qualità da vendere ma è troppo responsabilizzato ed è seguito dalla mamma...... Dovrebbe tagliare il cordone ombelicale e andare ad allenarsi in America, coi velocisti veri. Lasciando la mamma a Rieti possibilmente.
Coraggiosa qualificazione alle semifinali dei 400hs per Benedetta Ceccarelli e Monika Niederstatter, la Claretti è in finale nel martello.
Stasera tocca a Gibilisco nell'asta, speriamo bene.
Ieri sera a CasaItalia presenze illustri: Edwin Moses, Alberto Juantorena, Hicham El Guerrouj. Con Moses, mito dei 400hs, oggi cinquantenne, mi sono fatto fotografare.
Giobia 11 agosto, pomeriggio.Le missioni. La prima era creare i presupposti per portare a Torino i Campionati Mondiali di Atletica Indoor del 2008. Come è noto Torino si sta candidando a tutto ciò che si muove al mondo per prolungare il più possibile gli effetti positivi delle Olimpiadi. C'è poi il discorso degli impianti che vanno utilizzati il più possibile affinché non diventino delle cattedrali nel deserto. Uno di questi è proprio il palaghiaccio progettato in maniera polifunzionale da Isozaki. Nell'allestimento per l'atletica indoor può ospitare 8000 spettatori, sufficienti per un mondiale. Nel marzo del 2004 l’assessore allo sport Renato Montabone e io eravamo ai mondiali indoor di Budapest, proprio come qui a Helsinki. Allora per studiare la pratica, oggi per istruirla. Il mondiale a Torino nel 2008 si può fare. La città è l'unica candidata, la decisione verrà presa dal Council Iaaf riunito a Mosca il 12 e 13 novembre. Il problema è un altro. Ancora abituata alla grandeur dell'epoca Nebiolo la Iaaf chiede un "fee" di 5 milioni di euro per assegnare la sede. Troppo per una manifestazione di soli tre giorni e per le misere casse degli enti locali, che chissà come usciranno dall'esperienza olimpica. Inoltre la Iaaf ha bloccato alcune categorie merceologiche per i propri tradizionali sponsor: Tdk, Epson, Seiko, Mizuno, Toyota. Già le auto, nella città della Fiat circolerebbero auto di servizio Toyota. E non basta. Anche per cercare sponsor locali il comitato organizzatore dovrebbe pagare il 50% degli introiti alla Dentsu, l'agenzia che ha il contratto con la IAAF. Situazione complicata, dunque. La missione di Helsinki è questa: ammorbidire le pretese della Iaaf, ridurre il "fee", liberare qualche categoria di sponsor, non sottostare al taglieggiamento della Dentsu. Difficile vero? Ma non impossibile. Se a novembre la Iaaf non avrà altre candidature dovrà scendere a patti con noi. La Città c'è, la federazione italiana ci apppoggia. Siamo pronti per andare avanti. E l'incontro con Lamine Diack, il presidente senegalese che ha raccolto l'eredità di Primo Nebiolo è stato positivo. Ci siamo presentati Arese, Montabone, io, altri dirigenti federali. Diack (che vive in una megasuite con la dignità di un satrapo e tanto di coorte) è ancora sensibile alla memoria di Nebiolo. Noi abbiamo messo sul piatto della bilancia il fascino di una città olimpica, un impianto eccellente, la possibilità di utilizzare una parte del villaggio olimpico per ospitare gli atleti. Il dado è tratto. Ora dobbiamo lasciare maturare la nostra proposta.
La seconda missione era promuovere tra i giornalisti presenti ai Mondiali Torino e le Olimpiadi. Fatto, con la conferenza stampa di stamattina. Circa 50 giornalisti presenti, parole e musica di Barra e Castellani, tutto si è risolto in 20 minuti, senza domande troppo complicate. La Città si è inserita con la distribuzione delle proprie cartelline. C'e' da dire che l'80% dei giornalisti di atletica, sport principalmente estivo, d'inverno segue gli sport invernali. Quindi sono tutti sufficientemente informati. Ma si sa, un po' di sana promozione negli ambienti giusti è sempre utile, come insegnano nei piani alti dei palazzi della comunicazione degli enti locali. Comunque la pioggia e la già descritta posizione seminascosta del Wintergarten hanno impedito che ci fossero giornalisti in maggior numero.
La terza missione è quella che ci ha impegnato di più. Salvare il Torino. Mission impossible. Ad Helsinki c'è Franco Arese, patron del Cuneo Calcio (C2), proprietario dell'Asics Italia, nonché presidente della Federazione. Italiana di Atletica Leggera. Il nome di Arese è stato associato alla possibilità di salvare il Torino attraverso una cordata ecc. Beh, non mi dilungo perché i fatti sono alquanto noti: Tar, Consiglio di Stato, Lodo Petrucci e quant'altro. Io ho mantenuto i collegamenti tra il sindaco e Arese, tra le redazione dei giornali a Torino e Arese, emissari della cordata Rodda-Marengo. Nello sconforto di vedere precipitare tristemente il Toro nel baratro, questa vicenda ha costellato le mie giornate ad Helsinki anche più dell'atletica. Tuttosport ha associato il mio nome e quello di Montabone a questa sorta di mission impossible: convincere Arese a cacciare il grano e prendere in mano la situation.
CasaItalia. L'atmosfera continua ad essere mestissima per la mancanza di medaglie ma anche solo di piazzamenti dei nostri atleti. I pranzi e le cene si susseguono: pranzo offerto dalla prov. di Ragusa, cena molisana. Il cibo però è sempre lo stesso: medesima pasta al pomodoro, grigliata di verdure, formaggi. Mai carne, mai frutta, qualche dolcino ogni tanto. I vini lasciati all'improvvisazione non ci azzeccano mai con l'ente che offre. Il duo chitarra-pianoforte fa del suo meglio per allietare il convivio (meglio se non cantano e si limitano a suonare). Ogni tanto un ragazzo o una ragazza (in genere figli di qualche vip) improvvisano un pezzo al microfono. Disastro totale, vabbè l'esuberanza giovanile ma bisogna aver coscienza dei propri limiti e non abusare delle orecchie altrui. Fatta così CasaItalia non ha nessun senso. Serve ad ingrassare qualcuno. La giustificazione di far mangiare gli atleti come a casa non regge. Meglio la mensa del villaggio atleti. Quanto agli ospiti, torturarli con la pasta tutti i giorni con la scusa che in Italia si mangia meglio che in ogni altra parte del mondo non ha senso. Quando uno è all'estero deve potersi calare nella realtà locale anche e soprattutto per quanto riguarda il cibo.
Elisa mi perseguita, occhieggia dal mio cellulare. Mi sono informato, ho guardato i cellulari di altri italiani. Ho chiesto. Come gestore locale sul telefonino hanno Radiolinja o Sonera. Possibile che Elisa sia solo mia? Per rendermi conto ho fatto un giro in una galleria commerciale. Ho trovato un punto Elisa e l'ho pure fotografato. Ho smesso di inquietarmi. Tornerò a Torino più tranquillo.
Venerdì 12 agosto. Helsinki mi regala finalmente una mattinata di sole (inframmezzata ancora da qualche goccia) proprio nel giorno del rientro a Torino. Il tempo di una passeggiata lungo il mare, dentro il parco-isola Tervasaari, al mercato lungo il porto. E' pieno di bancarelle dove vendono prodotti di artigianato, piccoli gioielli, souvenir. Spettacolari i banchetti di frutti di bosco (tante qualità di mirtilli) e quelli di pesce (salmone e aringhe in genere già conciati per essere pronti da cucinare). Ho visitato il piccolo mercato coperto, sempre sul porto, e fatto i miei piccoli acquisti: stufato di renna, paté di alce, salmone e aringhe in scatola, confetture di mirtilli. Non ho avuto il coraggio di comprare scatolette con carne di orso.
Città pulita e ordinata, impronta architettonica sovietica ancora piuttosto sensibile, negozi da città ricca (moltissimi negozi di design e oggettistica in genere), gente triste come in tutti i paesi nordici. Ragazze diafane e sottili, ragazzi spessotti.....ecco perché i giavellottisti. L'impressione che mi resta è che Helsinki dà il meglio nel suo rapporto con la natura. Mi dispiace non averlo approfondito a causa del maltempo. In particolare devono essere spettacolari le escursioni nelle centinaia di isole che ci sono qui attorno. Mi resta però il ricordo delle splendide galoppate che mi sono fatto nelle mie 3 sedute di corsa nei parchi attorno all'albergo.
Ho trovato un negozio di musica incredibile. Come non ne avevo mai visti in Italia. Musiikki si chiama. Un intero piano è dedicato solo agli spartiti. C'è proprio di tutto. Ricordavo di aver sentito una fisarmonicista finlandese una volta. Forse in qualche film. Naturalmente me l' hanno trovata. Si chiama Maria Kalaniemi, suona brani di sua composizione. Ho trovato due cd, li ho ascoltati in cuffia con una certa emozione e li ho comprati. C'è una tradizione in Finlandia nella fisarmonica. Argomento da approfondire.
Nel negozio di musica sentivo un forte odore di pesce. "Che strano" pensavo. Poi ho scoperto che erano i miei sacchetti con le scatole di salmone e aringhe acquistate al mercato. Che figura!
Ieri sera finalmente sono riuscito a mangiare in un posto tipico. E' lo Zetor, ispirato al film "Leningrad Cowboy" di Kaurismaki. Locale incredibile. Si beve, si mangia, si canta, si balla. Arredamento che è un mix tra i locali della tundra siberiana e del far-west. Me lo aveva segnalato Ludovico che ci era stato l'anno scorso. Il menu è stampato in diverse lingue su un giornale, formato minitabloid. I piatti sono raccontati come la trama di un film. Ho mangiato un piatto di aringhe fritte con contorno di barbabietole rosse fatte in puree. Poi ho voluto provare lo stufato di renna. Naturalmente è una carne che sa un po' di selvatico. Due birre hanno innaffiato il tutto. Cibo pesante, notte insonne.
Quattro saune ho fatto in albergo. Sempre alle quattro del pomeriggio, alla riapertura pomeridiana del centro fitness all'ottavo piano dell'Hilton. Ogni volta mezzora di relax solo con i miei pensieri, libero anche dall'ossessione del telefono, e una breve nuotata nella piscinetta. Proprio mentre leggo un racconto minore della mia giallista proferita, Alicia Gimenez-Bartlett, che parla di uno arrostito dentro una sauna. Comunque dall'ottavo piano dell'Hilton si gode un discreto panorama sulla città sotto la pioggia. La virago di guardia al centro ogni volta mi ha chiesto il numero di camera. Ho temuto che volesse infilarsi dentro......
Da Torino mi segnalano di continuo delle perle elargite in diretta tv da Paolo Bellino che collabora con la Rai. Roba che farebbe arrossire Catalano e le sue massime. Cose tipo "E' brutto sbagliare il primo ostacolo", "Le gare di corsa finiscono sempre al traguardo", "Il vento l'ha fatta da padrone". Ci mancava solo "meglio arrivare primo che ultimo". Distilla una saggezza infinita! Forse lo pagano anche. Ho chiesto di tenere le registrazioni per riascoltarlo.
Tyson Gay mi ha tradito. La sua gara ieri sera è stata insulsa. Se l'è fatta sotto! È arrivato quarto sui 200, dopo Justin Gatlin (chapeau - anzi Capel - per la doppietta), Wallace Spearmon e anche John Capel che era battibile. Un curva pessima e un rettilineo da dimenticare. E io che sono stato a prendere freddo allo stadio fino alle 22 per vedere la finale! Stamattina a colazione non era allegro come gli altri giorni. Prima era uscito di gara anche Gibilisco nell'asta, penultima speranza italiana di una medaglia. Veramente modesta la sua prova, chissà cosa gli passa per la testa. Non avrà più voglia. Da quel momento mi sono disinteressato alle gare e non ho seguito con attenzione le batterie degli 800, né le finali del triplo uomini e del disco donne. Un po' di emozione avevo avuto poco prima con i 100hs e la volitiva prova dell'americana Perry.
Stamattina ho passato qualche momento allo stand del Comune vicino alla stazione. Si regalano pin e cappellini di Torino 2006 come se piovesse. Poi ho preso la strada dell'aeroporto. Si torna a casa. Tra qualche ora anche Elisa scomparirà dal mio cellulare. Peccato!
autore: Riccardo Caldara