Edizione 1999
Siamo
giunti alla terza edizione del "Carlo Viola Book" e dobbiamo
dire con soddisfazione che quest'anno più degli altri ci sono motivi per
festeggiare tutti insieme. I risultati naturalmente parlano da soli:
primati regionali, titoli valdostani, piazzamenti di grande prestigio nel
Criterium; ma bisogna anche ricordare che molte nostre cadette l'anno
venturo passeranno sotto l'ala del Pont Donnas.
Certo
ripetere certi risultati non sempre è possibile, ma quello che più conta
e che soddisfa tanto quanto ottenere "le medaglie" è vedere
l'impegno, l'entusiasmo e la costanza che mettete sia in allenamento che
in gara. Grazie a tutti voi "piccoli grandi atleti".
INTERVISTA
A
PIERO CASSIUS
di
Serena Cimalando
Serena
quest'anno ha dimostrato delle spiccate qualità di saltatrice ottenendo il
primato regionale nel salto triplo con 10.80 e la miglior prestazione dell'anno
nel lungo con 4.73.
Ma questo è solo il punto di partenza in quanto i margini di miglioramento sono
ancora molto ampi.
Il
ruolo dell’allenatore è molto duro e richiede buona volontà; per fortuna può
anche portare soddisfazioni e felicità.
Per saperne di più sono andata ad intervistare un ‘giovane’
allenatore, Piero Cassius, della squadra sportiva ‘Carlo Viola’.
Ø
4
parole per definire il tuo rapporto con l’atletica.
L’atletica
è uno sport bello e meraviglioso.
Ø
Da
giovane praticavi anche tu questo sport? Eri bravo? Lo facevi solo per
divertimento o credevi in un futuro di atleta? Qual era la tua specialità?
Ho
praticato l’atletica fino a 19\20 anni. Dopo aver svolto il servizio militare
in un gruppo sportivo ho smesso di frequentare l’attività agonistica. Ho
iniziato a gareggiare con la scuola, era un mezzo che mi permetteva,
partecipando alle finali nazionali, di visitare l’Italia. Come specialità
praticavo il mezzofondo e mi piacevano soprattutto le siepi. Ho smesso di
gareggiare in quanto non è possibile nello stesso tempo fare l’allenatore e
l’atleta.
Ø
Hai
mai sognato di partecipare alle Olimpiadi?
La
partecipazione alle Olimpiadi penso che sia un sogno ricorrente per tutti gli
atleti di qualsiasi sport.
Ø
Quando
hai iniziato a fare l’allenatore?
Ho
iniziato a fare l’allenatore a 21 anni, quando ho smesso di allenarmi. Ormai
si può dire che sono un veterano, ma l’entusiasmo non manca e penso che non
smetterò tanto presto a frequentare i campi di atletica.
Ø
Fare
l’allenatore: una scelta di vita?; un simpatico passatempo?; un ripiego per
non aver sfondato come atleta?
Sicuramente
ho iniziato a fare l’allenatore non come ripiego per non essere riuscito a
sfondare come atleta, ma come un modo per continuare a vivere in questo
mondo meraviglioso. Allenare un gruppo di ragazzi non è facile, ma ti permette
di stare a contatto con i giovani, vederli maturare e crescere.
Ø
Una
speranza per il tuo futuro di allenatore.
Una
speranza è sicuramente quella che il gruppo di ragazzi\e che alleno in questo
momento è che non smetta troppo presto di praticare l’atletica e che insieme
a loro si possano raggiungere traguardi importanti.
Ø
Un’ipotesi
razionale sul tuo futuro di allenatore.
Sicuramente
il gruppo di atleti\e che alleno potrà raggiungere nei prossimi anni risultati
di rilievo. Fino ad oggi nessun ragazzo mi ha deluso.
Ø
Tra
quelle dell’atletica, qual è la specialità più naturale?…e quella più
tecnica?
Tra tutte
le specialità dell’atletica, quella più naturale è sicuramente la corsa
nelle sue diverse varianti (velocità e resistenza). Invece non saprei indicare
quella più tecnica. Indubbiamente i lanci ed i salti sono specialità molto
tecniche che richiedono molte abilità fisiche e coordinative per essere
eseguite al meglio.
Ø
Non
ti è mai andata via la voglia di allenare in questi anni?
Allenare
adolescenti non è così facile, a volte viene voglia di lasciare tutto, molto
spesso i ragazzi più bravi sono quelli più difficili da trattare e le
delusioni sono dietro l’angolo, ma nello sport è molto importante non
demordere mai.
Ø
Quando
un tuo atleta vince, quali sensazioni provi?
Molte
volte, quando i miei ragazzi gareggiano, sono più nervoso ed emozionato di
loro. E’ bellissimo assistere alle gare dei tuoi atleti e quando riescono a
migliorare le loro prestazioni un allenatore si sente molto gratificato.
Ø
Le
tue atlete si impegnano e sono brave in questo sport?
La
maggior parte dei miei ragazzi/e si impegnano e lavorano nel modo adeguato,
dovrebbero solo imparare a controllare meglio il loro stato emotivo durante le
competizioni. La domanda mi chiede se sono brave, i risultati parlano da
soli…… .
Ø
La
squadra si reca sovente in altre regioni per gareggiare, tu preferisci vedere le
tue atlete impegnate in gare in Valle o altrove? Se in altre regioni, perché?
In una
regione piccola come la nostra, il bacino di utenza è molto ridotto. Nelle gare
organizzate in Valle d’Aosta i partecipanti sono sempre molto pochi.
Preferisco dunque far gareggiare i miei piccoli atleti fuori valle dove essi
possono confrontarsi con altre realtà. Inoltre, gareggiare in manifestazioni
importanti, aiuta i ragazzi a crescere e a vivere la gara in un altro modo. Amo
molto gareggiare in Liguria dove si può abbinare l’utile al dilettevole cioè
fare dei bellissimi bagni in mare.
Ø
Il
tuo atleta del secolo che sta finendo.
Il mio
atleta del secolo è sicuramente Carl Lewis, grande atleta polivalente dal
fisico statuario.
UN
EPISODIO DIVERTENTE DI UNA TRASFERTA
Selena
Bosio
E'
la nostra migliore lanciatrice, ma si è cimentata con grande volontà anche in
specialità come i salti e i cross. Nelle gare di livello interregionale si è
ben difesa anche se l'emozione a volte gioca dei brutti scherzi !!!
Di
episodi capitati durante una trasferta ce ne sono molti, posso ricordare il
viaggio a Catania che si è svolto nei primi giorni di novembre dell’anno
scorso.
Al ritorno dal viaggio, nella hall dell’aeroporto Dalila, Serena, Oriana ed io
abbiamo incominciato a scorrazzare con due nostri carrelli carichi di bagagli;
con sdraiate una di noi.
Bisognava vedere la faccia della gente! Ci guardavano stupiti!
Un altro episodio divertente è stato quando siamo andate a Cesenatico pochi
mesi fa, sempre noi quattro come protagoniste.
Ci avevano assegnato una stanza con due letti singoli e uno a castello, e dal
momento che nessuna di noi voleva stare su quest’ultimo ci è venuta la grande
idea di smontare il letto a castello e di attaccarli tutti vicini. Che fatica!
Ci sono tanti altri episodi, ma quelli che ricordo in modo particolare sono
questi.
SONO
STATA CONVOCATA PER LE OLIMPIADI!!!!
(ERA SOLO UN SOGNO).
Oriana
Cimalando
Oriana,
una delle famose "gemelle", quest'anno ha gareggiato tantissimo e con
ottimi risultati su tutti il 2.10 record valdostano di asta e il 4.72 di lungo.
L'emotività e un pizzico di insicurezza sono forse i suoi piccoli talloni
d'Achille, ma le capacità non mancano per cui aspettiamo di vederla in pista
con sempre più grinta.
I miei genitori mi corrono
incontro urlando e sbraitando come dei pazzi. Spaventata, ma allo stesso tempo
curiosa, cerco di capire il motivo della loro felicità……………Gridano:
”Sei stata convocata per le Olimpiadi!”. Contentissima, ma incredula leggo
la lettera e dopo lunghi abbracci, corro per tutto il paese ad informare gli
amici.
Telefono al mio allenatore per comunicargli la favolosa notizia. Anche lui, un
po’ scosso da questa inaspettata sorpresa, mi raggiunge a casa, soprattutto
per controllare che non ci sia stato nessun equivoco: non si sa mai, potrebbero
sempre aver confuso il mio nome con quello di mia sorella Serena!
Decidiamo di festeggiare e, dopo aver aperto una costosissima bottiglia di
champagne, aver ballato e cantato, ormai un po’ brilla, vado a dormire.
Nonostante tutti gli sforzi, non riesco però a prendere sonno. Penso a quanto
sarà entusiasmante poter partecipare a questa gara mondiale e mi immagino già
lì, magari addirittura sul podio.
Di settimana in settimana gli allenamenti si fanno sempre più intensi, più
faticosi, ma la sola parola “OLIMPIADE” mi spinge a continuare. Anche il mio
allenatore è coinvolto in questa meravigliosa esperienza, desideroso di
cominciare ad intraprendere una nuova carriera da manager.
È
finalmente arrivato il fatidico giorno e la mia mamma non smette di gridarmi
nelle orecchie: ”Dai svegliati che sei in ritardo!!”. Ed è proprio vero! A
scuola la lezione di matematica è già cominciata da un
pezzo………………E’ stato soltanto un bellissimo sogno.
UNA
CORSA LUNGA 2000 M:
QUANTI PENSIERI TI FRULLANO PER LA TESTA
di
Beatice Raso
Che
dire di Beatrice se non Brava, Brava, Brava. Il suo capolavoro è stato il terzo
posto al Criterium Nazionale Cadette sui 2000 con annesso record valdostano. Ha
iniziato l'atletica da poco più di un anno e certo i risultati non si sono
fatti attendere.
E'
da circa un anno che pratico l'atletica a livello agonistico e più trascorrono
i mesi, più mi appassioni a questo sport. La mia specialità è il mezzofondo,
una disciplina dura dove è difficile emergere perché, oltre che fisicamente,
bisogna essere forti mentalmente. Quest'anno la mia stagione si è chiusa con la
realizzazione di un sogno al quale, fino a poco tempo fa, non pensavo neanche
minimamente: sono salita sul podio tricolore al Criterium Nazionale Cadetti
nella gara dei 2000 m. E' vero, si è trattato del gradino più basso, la
medaglia è stata di bronzo, ma posso assicurare che per me è valsa più di un
oro…
"Ai
vostri posti. Pronti …" Lo starter aveva appena terminato di pronunciare
la solita frase di rito e noi ci eravamo disposte una accanto all'altra dietro
la fatidica linea bianca. Attorno a me sentivo il respiro corto e regolare delle
mie avversarie, ero decisa a non concedere nulla a nessuno. La paura e
l'incertezza che mi avevano colto durante il riscaldamento si erano fatte da
parte per lasciare posto alla fredda determinazione della gara.
Lo
sparo. Partite.
Le
persone sulle tribune scorrevano davanti ai miei occhi come macchie indistinte
di colore, non sentivo più nulla, solo il mio passo leggero e regolare sulla
pista. Ogni giro era una sfida contro me stessa, contro le avversarie, contro il
cronometro. Quando mi sono trovata lì a correre spalla a spalla con altre tre
atlete, quasi non ci credevo: più di una volta mi sono domandata se ero proprio
io ... Mi sono venuti in mente tutti gli allenamenti, tutti i sacrifici che
avevo fatto per arrivare a quel punto; ho ripensato al mio allenatore, a mio papà,
a Cristina Vuilly (ma non diteglielo, se no poi chissà cosa pensa!!!) che mi
aveva seguito, passo a passo, prima della gara per caricarmi come si deve. Al
momento di lasciarla ero stata io a chiederle di mettersi alla curva per farmi
il tifo e, devo ammetterlo, quella volta è stato l'unico che ho sentito … Mi
ricordo che quando il giudice ha suonato la campana dell'ultimo giro, io ho
ricevuto come uno scossone ed è stato lì che ho capito una cosa importante:
potevo farcela, una medaglia sarebbe stata mia. Le gambe cominciavano a dolermi
per lo sforzo prolungato ed era come se qualcuno all'arrivo si stesse divertendo
a sollevare la pista che si stava trasformando in una salita durissima. Sono
andata avanti con una forte forza di volontà, non potevo mollare, non ora
……..
Tagliato
il traguardo, le lacrime mi sono salite agli occhi. Ero terza.
E'
stato bellissimo.
di
Cristina Vuillermin
Dulcis
in fundo, ultima, ma non ultima delle cadette, Cristina detta "Vuilli".
Lei ama lo sci di fondo, ma ha una cotta anche per l'atletica. Difficile far
convivere le due attività soprattutto se in una sei tra le migliori d'Italia,
ma Cri è una tosta e crediamo che neanche quest'anno ci deluderà. Intanto ha
corso i 600 in 1'43" ed è primatista nella staffetta 2+4+6+8 con Stefania,
Oriana e Bea.
Si
sta avvicinando il 25 dicembre. Credete a Babbo Natale? Io sì, ho un feeling
particolare con lui. Fin da quando avevo 4 anni, so quello che voglio: sotto
l’albero ho sempre trovato un paio di sci o dei guanti oppure una tuta o
ancora delle scarpe da ginnastica.
Mi ricordo la prima volta che ho messo gli sci ai piedi; erano sci larghi e
corti, cortissimi; mi divertivo un mondo. Per me le bambole non erano nulla in
confronto a quel gioco e le mie braccine erano spesso in movimento sulle piste
da sci. Poi quelle braccia sono cresciute, gli sci si sono allungati e quel
“gioco” si è fatto un po’ più serio: ecco le prime gare e le prime
sconfitte, ma io ho continuato a giocare ed è così che sono arrivate le prime
coppe, i primi podi. Ed infine la grande soddisfazione delle medaglie tricolori
e dell’entrata in squadra Asiva. Anche oggi che per praticare sport duri come
lo sci e l’atletica, devo compiere molti sacrifici (rinunciare al “sabato
sera”, all’incontro con i compagni) per me lo sport rimane un GIOCO.
Molti giovani che mi conoscono pensano che io stia “bruciando” la mia
gioventù, che lo sport sia per me un lavoro obbligatorio, ma si sbagliano.
Quando non mi divertirò più, quando non proverò più alcuna emozione a
“sudare”, allora smetterò di correre, di sciare. Ma sinceramente credo che
non finirà mai la magica sensazione che provo nel far scivolare gli sci nei
bianchi binari. Penso che non possa estinguersi la voglia di correre su quella
rossa pista gommosa.
Non ho idea di come si possa non amare lo sport, eppure molte persone lo odiano,
lo considerano una perdita di tempo e reputano l’agonismo – sentite questa
– poco educativo.
Io (e molti di voi) posso (possiamo) “smontare” questa loro falsa teoria,
questa loro stupida idea. Per me la pratica sportiva ed in particolare
l’attività agonistica è una maestra di vita, socialmente, più educativa
della scuola.
Sciando, correndo ho imparato ad accettare le sconfitte, a superare gli ostacoli
(ben più alti di …) e ad andare avanti (talvolta metro per metro che da
“metro piano” diventa “in salita”).
Lo sport mi ha insegnato cos’è la collaborazione, il lavoro di squadra (vero
staffettiste?), mi ha dato prove concrete di lealtà: una volta in gara ho rotto
un bastoncino e … in quel momento passava una ragazza dello sci-club
“nemico”, beh non ha esitato e mi ha dato il suo! Non è forse una
grandissima lezione di vita?
Dallo sport ho imparato il vero significato dell’amicizia:
-
è
bellissimo quando, tagliato il traguardo, puoi abbracciare l’allenatore e i
compagni di squadra
-
è
meraviglioso quando ti butti sulla neve e vieni risollevata da un’altra
avversaria che ti porge del tè caldo!
-
è
troppo emozionante sentire gli incitamenti dei compagni dagli spalti; è grazie
a queste cose che si stringono i denti e che si riesce a far fermare prima il
cronometro.
Lo sport ha impegnato migliaia di giovani tenendoli lontani della droga,
dall’alcol…, dalle cattive compagnie ed ha ridato una ragione di vita a
numerosi disabili che avevano perso il sorriso. Ogni sport quando praticato con
impegno e lealtà è degno di rispetto.
A tutta quella gente che critica il nostro “stile di vita” dimostreremo che
lo sport dà tanto alla società, già perché siamo noi concorrenti che
impariamo ad essere leali, a rispettare le regole e gli avversari, a collaborare
ad impegnarci per un obiettivo, ad accettare gli insuccessi e ad assaporare
meglio le cose belle della vita. Insomma i cittadini modello del domani siamo
noi giovani atleti.
SONO
STATA INTERVISTATA DA UN FAMOSO GIORNALISTA
di
Susanna Vicenzi
Oggi
19 novembre un famoso giornalista mi ha intervistata e mi ha domandato come è
andata questa stagione agonistica. Io gli risposi che è andata meglio gli altri
anni e che una mia amica mi ha rubato il primo posto.
Però io so di aver dato tutto quello che potevo e quindi sono fiera di me
stessa.
Quest’anno ho cambiato categoria, perciò sono passata al primo anno di
cadetta infatti avrò più avversarie sia più forti sia più deboli per cui più
competizione.
È quello il bello dell’atletica.
Il bello dell’atletica è anche quando hai sedici anni che puoi scegliere la
specialità che vuoi. Io poi sceglierò salto in alto dove forse ho avuto più
soddisfazione.
Poi invece mi chiese quale odiassi di più e gli risposi che era la resistenza.
È una cosa che ho odiato fin dalla nascita.
LA ODIOOOOOOOOO!
Mi chiese pure se praticavo altri sport e gli dissi che vado in bici e pratico
palestra.
Chiusi
l’intervista dicendo che mi piace tanto sia l’atletica, sia gli allenatori,
gli amici, ecc.
LA
TRASFERTA PIU' DIVERTENTE
di
Nicolò Venturini
Era
il 22 giugno 1999 e tutto era pronto per la trasferta a Celle Ligure. Faceva
molto caldo o forse no, questo proprio non me lo ricordo. Quello che più mi
interessava era infatti l’idea del pernottamento in campeggio; perlomeno nel
senso di dovermi montare la tenda. (Se si esclude la prova effettuata il giorno
prima in giardino.)
Il viaggio è stato piuttosto lungo e stremante (abbiamo dormito quasi tutto il
tempo).
Appena giunti al campeggio abbiamo iniziato a montare le tende. Con un po’ di
pratica, qualche problema e alcune dita nere, siamo riusciti nell’intento con
mia grande soddisfazione.
Successivamente siamo andati in spiaggia per pranzare e giocare.
Nel pomeriggio, abbiamo gareggiato. Io non credo di aver ottenuto risultati
brillanti, in verità anche su questo punto ho qualche dubbio…
L’importante è partecipare e, soprattutto, divertirsi!
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